L'ipotesi girava in Internet da almeno un anno, ma era un'ipotesi alla quale pochi avevano dato credito, tenuto conto che la notizia era arrivata solo da blog non titolati e di controinformazione. Ai più era sembrata una semplice provocazione, magari fondata anche su argomentazioni non proprio campate in aria, ma in definitiva soltanto una provocazione.
E invece ieri La Repubblica ha pubblicato il seguente articolo:
Svolta a Madrid per cercare di far ripartire il mercato immobiliare: stanziati 103 milioni di euro per iniziare la demolizione di parte delle 800mila case vuote nel paese. L'obiettivo? Risparmiare sulle spese di gestione e far risalire il valore degli altri edifici in vendita per rilanciare l'economia.
Il piano è stato proposto dalla Sareb, la banca pubblica che ha assorbito (ovviamente con i soldi pubblici...) il patrimonio immobiliare delle banche spagnole per salvarle dal fallimento. Quindi, riassumendo, il pubblico paga (1) il surplus immobiliare per salvare le banche, (2) la demolizione dello stesso e (3) la bonifica delle aree.
Certo, se si ragiona con la semplice logica del mercato, la soluzione pare più che ovvia: se l'offerta supera la domanda, occorre calmierare la produzione, e si può anche ricorrere all'eliminazione di ciò che è di troppo, il surplus. Ricordate quelle scene nostrane in cui venivano distrutte tonnellate di arance dalle ruspe per riuscire a mantenerne il prezzo più alto? L'idea è la stessa. E se ci siamo scandalizzati con le arance, subito possiamo comprendere come le case non siano arance.
Diciamo che se ci avessero pensato prima, forse sarebbe stato meglio per l'economia, oltre che per l'ambiente. Dal medesimo articolo si apprende anche che in realtà questa soluzione era già stata applicata altrove in Europa, più specificatamente in Irlanda, cioè in quell'altro paese PIGS che aveva puntato molto sul “motore dell'edilizia”. Qui in Italia ci si trova invece ancora a dover fare i conti con sindaci che promuovono e strappano piani edilizi “robusti e di contrasto alla crisi”, come ebbe a chiedere il Nostro all'allora assessore Schippa.
Costruire per non vendere, per consumare suolo e risorse e magari poi distruggere. Altro che New Deal roosveltiano!
Proviamo allora a pensare che siamo ancora in tempo. Proviamo a pensare che possiamo evitare di costruire ulteriori inutili case che andranno ad ingolfare un mercato saturo da almeno tre anni e che molto probabilmente saranno destinate ad essere riassorbite da banche che hanno i “magazzini immobiliari” già strapieni di appartamenti pronti ad essere svenduti, per recuperare liquidità su mutui insoluti, provocando il crollo vero non ancora avvenuto, come segnalava già qualche mese fa il Corriere della Sera.
Possiamo ancora evitare che anche a San Lazzaro un domani debba essere praticata “l'opzione spagnola” descritta da Repubblica? Sembrerebbe di no. La Spagna sembra essere troppo lontana per il nostro Sindaco e per il PD che lo sostiene. Nei prossimi giorni, infatti, verrà probabilmente approvato quel piano di urbanizzazione che Noi Cittadini abbiamo contestato per oltre 5 anni. Verrà approvato nella pia illusione che la Madonna di San Luca faccia la grazia almeno al nostro mercato immobiliare. Per poi invece doversi magari rendere conto tra qualche anno che dovremmo applicare anche da noi l’”opzione spagnola”.
Commento
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