Noi Cittadini

l'altro punto di vista

Maggio 2015

Noi Cittadini è una Lista Civica locale, non è né un partito né un movimento.

Noi non abbiamo gerarchie, direttivi, segretari o altre cariche politiche.
Noi non abbiamo direzioni prefissate da altri, dissidenti, correnti e/o capipopolo.
Noi non abbiamo espulsi, e mai li avremo, o consultazioni in rete per applicare o meno il diktat del momento.
Noi non abbiamo tessere.
Noi abbiamo l’unico obiettivo di lavorare per il risultato, che corrisponde al nostro programma elettorale e a quanto riteniamo giusto per il bene della comunità.
Noi non crediamo nei ritorni di immagine che qualificano come “forte oppositore” o “bravo amministratore”.

Noi non lavoriamo per risultati “di bandiera” e di pura immagine.
Noi abbiamo un programma, costruito insieme a quei cittadini di San Lazzaro che prima delle elezioni comunali dello scorso anno hanno dimostrato interesse e prestato tempo e risorse per realizzarlo.Programma che non cambia a seconda dei momenti, delle convenienze di pochi o delle direttive giunte da qualche potere forte seduto chissà dove.

Prendiamo sempre insieme le nostre decisioni e, se volete verificarlo, venite ai nostri incontri (tutti i giovedì sera) poiché sono aperti a tutti e tutti possono esprimere la propria opinione.
I nostri incontri non terminano con delle votazioni. Si discute, ci si confronta e si termina sempre con scelte condivise da tutti. Perché siamo la Lista Civica Noi Cittadini. Abbiamo lavorato con e votato chi condivide i nostri obiettivi e vuole raggiungere gli stessi risultati. Colori e bandiere non ci interessano!

Noi cittadini rappresenta l’occhio di controllo dei cittadini sull’operato dell’Amministrazione, per evitare che una classe dirigente diventi autoreferenziale e guardi altrove rispetto agli interessi della comunità. Noi Cittadini rappresenta la porta di accesso dei cittadini a partecipare alla vita pubblica della propria città ed accedere ad essa.

Noi Cittadini è anche un braccio in aiuto all’Amministrazione stessa per collaborare alla realizzazione di obiettivi comuni. Noi Cittadini è un modo per dialogare con l’Amministrazione in maniera responsabile all’interno delle istituzioni. In poche parole: partecipazione attiva.

AGGIORNAMENTI DAI CONSIGLI COMUNALI

Verso i "rifiuti zero" ?

Il 31 marzo i nostri rappresentanti in Consiglio Comunale hanno votato a favore della mozione presentata dal gruppo M5S in merito alla richiesta di adesione del Comune di San Lazzaro di Savena alla strategia ‟Rifiuti Zero”. Tale strategia è frutto della legge di iniziativa popolare presentata  alla commissione ambiente della camera dei deputati, con 80.000 firme che anche Noi Cittadini ha contribuito a raccogliere (www.leggerifiutizero.it).

Si tratta di una strategia volta a qualificare la raccolta differenziata e la gestione dei rifiuti, già adottata da alcuni Comuni della nostra area metropolitana: Sasso Marconi è passata da un valore di raccolta differenziata del 17% a uno del 76%; Monte San Pietro ha raggiunto i -100 kg pro capite. La volontà di aderire a questa filosofia passa dall’obiettivo di voler tutelare sia il territorio che i cittadini, mirando anche a una tariffa puntuale, che sia adeguata rispetto al servizio offerto. In tanti Comuni del nostro Paese il metodo che si è rivelato più efficace e conveniente al fine di aumentare la percentuale di raccolta differenziata è stato il cosiddetto “porta a porta”, abbinato a un’attenzione verso la riduzione degli sprechi e a un aumento del riciclo e del riuso. Il tema della riduzione dei rifiuti è stato inserito nel programma elettorale di tutte le forze politiche (Forza Italia esclusa) e benché ci sarebbe piaciuto riuscire a presentare noi stessi una mozione simile, riteniamo che l’approvazione di quella presentata dal gruppo M5S e il raggiungimento degli obiettivi della strategia “Rifiuti Zero” siano comunque una coerente e naturale conseguenza dell’azione e dei principi della nostra lista civica. L’idea  di base è quella è di sviluppare un modo virtuoso di considerare la raccolta differenziata, con un forte coinvolgimento della cittadinanza. Ma per arrivare a buoni risultati occorre risolvere un nodo a monte, cioè la relazione tra la politica e chi presta i servizi. A San Lazzaro la fase sperimentale del “porta a porta” affidata alla muti-utility HERA (che raccoglie ma anche smaltisce i rifiuti) non ha portato ai risultati sperati: il livello fornito non corrisponde al livello di efficienza che è invece stato raggiunto nel primo mondo civilizzato (Berlino, Danimarca). E ha generato malcontento nella cittadinanza di San Lazzaro. Ciò non deve tuttavia essere demotivante, ma invitare a comprendere quali siano stati gli errori strategici e gestionali. Il progetto è stato calato dall’alto e non costruito attraverso una progettazione partecipata con i cittadini dalle esigenze molto diverse. Riteniamo che il fallimento della sperimentazione derivi dal fatto che HERA ha interesse a mantenere elevata la quota di indifferenziato per conferirla nell’inceneritore. La mozione è quindi un punto di partenza verso una più approfondita discussione sul sistema di gestione. È ovvio che chi ha investito in inceneritori è restio a non alimentarli. Il punto è: separiamo i due gestori per arrivare al sistema migliore di accolta differenziata, come nel forlivese e nel trevigiano. Di certo i tempi non saranno brevi, ma serve avviare una discussione sulla questione e affrontarla capillarmente con i cittadini: prima che logistico e tecnico, il problema è culturale. Gli esempi virtuosi l’hanno capito e agito di conseguenza. Seguiamone il modello anche a San Lazzaro.

Mozione sul Passante Nord: il motivo del ritiro

Nella stessa seduta del 31 marzo Noi Cittadini aveva scelto di presentare una mozione congiunta con PD e M5S per un confronto pubblico sulle proposte di miglioramento della viabilità anche alternative al progetto “passante nord”. A seguito del ritiro della mozione da parte del PD, anche i nostri consiglieri e quelli del M5S hanno optato per il ritiro. L’obiettivo era fare approvare al Consiglio comunale un documento che affermasse la necessità di un dibattito e di un confronto pubblico finalizzato all’analisi del futuro progetto del Passante nord. Era perciò necessario trovare un testo condiviso da un numero sufficiente di consiglieri: ecco perché abbiamo ritirato la mozione. Avremmo potuto mantenerla e discuterla ma il risultato sarebbe stata una bocciatura: un risultato che può dar lustro a una logica partitica  ma non soddisfare chi lavora per degli obiettivi concreti.Grazie a questa reciproca apertura al dialogo martedì 5  per la prima volta nel nostro Comune è stata discussa in commissione la proposta del Passante Nord, con la partecipazione anche dei rappresentanti del Comitato.

Sgravi fiscali per i cittadini Virtuosi?

Il Comune di S. Lazzaro  ha istituito l'Albo del volontariato singolo, un elenco nel quale sono iscritte le persone che intendono svolgere attività individuale di volontariato all'interno del territorio comunale. La finalità di questo albo è quello di permettere ai volontari di svolgere attività solidaristiche integrative, ma non sostitutive dei servizi di competenza dell'Ente, servizi che non rientrano tra le mansioni svolte o previste dalle organizzazioni di volontariato locali. Lo scorso 16 aprile la lista civica Noi Cittadini ha richiesto alla Sindaca Conti di verificare la possibilità di prevedere un’apposita delibera che permetta di ridurre i tributi comunali a fronte di prestazioni lavorative così come previsto dalla legge n°164 del 2014, che permette di favorire persone che si trovano in difficoltà economiche a causa di disoccupazione o sottoccupazione. La Legge n° 164 del 2014 consente ai Comuni di deliberare riduzioni o esenzioni di tributi nei confronti dei cittadini. L’esenzione è concessa per un periodo limitato e definito, per specifici tributi e per attività individuate dai Comuni, prioritariamente a comunità di cittadini costituite in forme associative stabili e giuridicamente riconosciute. La disponibilità dell’Amministrazione è stata resa nota dalla vicesindaco D’Eramo, che ha tuttavia sollevato alcuni dubbi sull’effettiva economicità e sulla possibilità di inserire in bilancio tali riduzioni. Pur soddisfatti dalla disponibilità e apertura dimostrata finora dall’Amministrazione, da parte nostra abbiamo ritenuto doveroso sottolineare come i benefici che il nostro Comune trarrebbe - anche in termini di mancata spesa da sostenere per tali lavori - compenserebbero ampiamente i mancati introiti tributari. Speriamo pertanto che presto le intenzioni abbiano modo di tradursi in soluzioni concrete.

I cinghiali a San Lazzaro

L’argomento della diffusione dei cinghiali è tornato di attualità nel nostro Comune a seguito della scadenza nel 2014 del relativo piano di contenimento con  ripercussioni negative sulle attività agricole locali.

Vorremmo provare a fare chiarezza e fornire qualche utile informazione.È vero che il cinghiale non è una specie del nostro territorio? Gli anziani dicono “una volta non c’era”.L’area di distribuzione originaria del cinghiale comprende gran parte del continente eurasiatico e la porzione settentrionale dell’Africa: il cinghiale è una specie autoctona naturalmente appartenente alla nostra fauna. L’uomo ha interagito con questa specie da sempre, portandola all’estinzione in gran parte dell’area sopra citata anche in tempi storici. Negli ultimi decenni la specie ha rioccupato gran parte dell’area ritornando dove mancava da decenni o da secoli, ed è per questo che i nostri anziani non la ricordano.È vero che i cacciatori hanno immesso esemplari provenienti dall’estero che si riproducono più velocemente? Sì, nel recente passato questo è successo ma la specie è una ed è caratterizzata da una biologia riproduttiva che è sempre la stessa. Il successo riproduttivo dipende sia dalle caratteristiche genetiche della specie sia dall’abbondanza di risorse alimentari che variano da un anno all’altro e da un territorio a un altro.Che danni reca alle colture?Il cinghiale danneggia le colture di cui si alimenta, come cereali o patate, ma anche il cotico erboso (ad esempio le colture foraggere come l’Erba medica). Le associazioni agricole dicono che in base agli strumenti di gestione faunistico-venatori vigenti il nostro territorio ricade in un’area dove il cinghiale non deve esserci, è così?Siamo a nord della cosiddetta linea rossa, limite geografico a nord del quale la presenza della specie non è prevista dagli strumenti di gestione faunistico-venatori vigenti.

Il territorio ricadente nei confini del Parco dei Gessi merita un ragionamento a parte: i Parchi (ai sensi della legge quadro sulle Aree Protette L.394/1991) sono porzioni di territorio istituzionalmente deputati alla conservazione della natura. Perseguire l’eradicazione di una specie autoctona come il cinghiale è quindi una contraddizione. Un’azienda agricola all’interno del Parco è quindi svantaggiata?Il Parco deve essere un’opportunità di sviluppo e un laboratorio a cielo aperto dove sperimentare una convivenza tra l’uomo e la natura e nella fattispecie tra l’agricoltura e il cinghiale. Se è vero che la fauna all’interno di un parco deve essere conservata è altrettanto vero che in un’area densamente antropizzata e caratterizzata dalla presenza di aziende agricole queste devono essere messe nelle condizioni di lavorare. Quindi? Bisogna limitare il popolamento del cinghiale, come già negli anni passati. Nel 2008-2012 nel Parco sono stati abbattuti 1876 cinghiali con una media di 375/anno (fonte: Piano Faunistico Venatorio Provinciale - Carte di vocazione faunistica densità obiettivo e gestione degli ungulati 2014-18, tab. 31, pag. 66).Ci sono stati problemi operativi che vanno affrontati e risolti ma non devono essere cambiati gli obiettivi di densità “tollerabile” già previsti dal precedente Piano di controllo del Cinghiale nel Parco dei Gessi.Particolare attenzione dovrà essere posta alle zone particolarmente soggette a danni intensificando le operazioni in quelle aree.Il cinghiale potrebbe essere una risorsa per le aziende agricole?Certamente. In epoca di promozione dei consumi di cibi sani, prodotti biologici e a km0, questa specie può essere una fonte per l’integrazione del reddito degli agricoltori che vivono il territorio e sono chiamati a farsi carico di compiti precisi nella gestione attiva di questa specie. A maggior ragione all’interno di quel laboratorio di gestione delle risorse naturali e convivenza con le attività umane che è un Parco. Nell’Appennino bolognese si sta cominciando a lavorare su questa  filiera che era già obiettivo del Piano faunistico venatorio provinciale 2007-2012 rimarcato nell’aggiornamento 2014-18; un esempio è rappresentato dall’iniziativa imprenditoriale che ha dato vita a Monzuno ad un laboratorio didattico di lavorazione delle carni di ungulati, nato anche grazie ad un cofinanziamento comunitario.

TTIP - Transatlantic Trade and Investment Partnership

No al Trattato Transatlantico tra Stati uniti e Unione Europea. In tutto il mondo sono più di 750 le iniziative e le mobilitazioni che coinvolgono migliaia tra organizzazioni della società civile, sindacati, associazioni di consumatori e  ambientaliste, organizzazioni non governative e religiose per dire No TTIP.

Ma… Che cos’è esattamente il TTIP?Il TTIP è un RISERVATISSIMO accordo commerciale, attualmente in fase di negoziazione, tra Europa e Stati Uniti: è un trattato per rimuovere quelli che le grandi multinazionali ora vedono come ostacoli, cioè i diritti dei lavoratori e i regolamenti che difendono l’ambiente, la salute e la privacy.

1) Libero accesso al mercato per i prodotti agricoli e industriali. Gli Stati Uniti non riconoscono la denominazione di origine controllata o protetta “DOC”, la “DOCG” (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) e la “IGP” (Indicazione Geografica Protetta): nessuno sarà più obbligato a specificare da dove viene un determinato prodotto destinato alla nostra tavola. Grazie al TTIP non sapremo più se i pomodori Pachino che mettiamo nell’insalata sono OGM provenienti dal Texas o prodotti naturali dalla bella Sicilia, se il Parmigiano Reggiano è stato amabilmente fatto stagionare in California o se il nostro Barolo proviene da una cantina piemontese o sia stato prodotto dell’Oklahoma.

2) Appalti pubblici aperti a tutti. Le lobby avranno libero accesso a tutti gli appalti pubblici indetti negli Stati membri dell’Unione Europea: secondo voi chi potrà vincere tra una grande multinazionale americana e le Piccole o Medie Imprese locali?

3) Energia e materie prime nelle mani delle multinazionali. No al nucleare? Non lo decideremo più noi! Con il TTIP l’ambiente sarà definitivamente sacrificato in nome del profitto, la fornitura e il controllo delle materie prime saranno gestiti solo da grandi corporation.

4) Materie regolamentari… deregolamentate.TTIP punta ad abbattere le barriere non tariffarie, cioè i divieti di importazione e di tasse specifiche che fino ad oggi hanno tenuto lontano, grazie anche all’attivazione dei cittadini, la carne agli ormoni, il pollo allevato con il cloro, gli ftalati nei giocattoli, i residui dei pesticidi nel cibo, gli OGM e molti elementi tossici della nostra catena alimentare.

5) Misure sanitarie e fitosanitarie al servizio del profitto. Malati? Nessun problema: si potrà comprare una marea di farmaci nuovissimi!! Ma non sapremo se sono stati sperimentati per soli 6 mesi invece dei 10 anni richiesti oggi in molti casi ma… è importante?

6) I servizi pubblici. Tutti i servizi ora mantenuti con i soldi pubblici, perché considerati diritti imprescindibili, saranno messi in vendita e quindi privatizzati e snaturati ma sempre mantenuti con il nostro denaro. Ospedali, autostrade, scuole pubbliche e l’acqua potabile saranno venduti (o forse svenduti!?) a chi ha la maggior “possibilità economica”: sarà una Asl nazionale o una multinazionale americana?

7) I diritti di Proprietà Intellettuale. Il TTIP prevede l’inclusione dell’Investor to State Dispute Settlements (ISDS): questo strumento permetterà a un colosso privato di denunciare un Governo per i mancati profitti derivanti da politiche sociali (come sta accadento con la Philip Morris che ha chiesto il risarcimento al Governo uruguaiano e a quello australiano per le politiche di restrizione del fumo a tutela della salute). Un esempio locale? Se una “onestissima” azienda dell’Alabama volesse venderci dei fagioli pieni di OGM e la nostra Regione decidesse di conseguenza di creare una campagna di allerta contro gli OGM, la suddetta “onestissima” potrà citarla per discriminazione.Vi basta sapere questo? A noi SI!! https://stop-ttip.org/firma/

Stati Generali della Mobilità Nuova

Ad aprile si sono svolti a Bologna gli Stati Generali della Mobilità Nuova (www.statigeneralimobilitanuova.it). Hanno coinvolto attivamente oltre 500 fra cittadini, tecnici, associazioni, imprese, amministratori locali e nazionali (tra cui gli assessori di Bologna, Milano, Torino), il Ministro dell’Ambiente Galletti e il Vice Ministro ai Trasporti Nencini. Dopo una prima giornata in forma congressuale, nella seconda sono stati attivati 5 tavoli partecipati di lavoro: muovere la città, muoversi nello spazio pubblico, muovere il turismo, muoversi in sicurezza e muovere l’infanzia. Dalle proposte emerse nascerà la “Carta di Bologna per la Mobilità Nuova”.

Gli obiettivi sono ambiziosi: fissare target nazionali di mobilità che vincolino i Comuni a portare sotto il 50% gli spostamenti individuali locali in auto; cambiare il Codice della Strada introducendo il limite dei 30 km/h nei centri urbani; vincolare almeno il 50% della spesa nazionale e regionale destinata alle infrastrutture per la mobilità alla realizzazione di opere di trasporto pubblico locale, pendolare e non motorizzato; prevedere incentivi fiscali per le aziende che promuovano l’uso di mezzi pubblici o bici per gli spostamenti casa-lavoro; adottare il sistema Intelligent speed adaption (Isa) come standard di sicurezza per il controllo e la limitazione della velocità delle auto. È stato un evento molto partecipato che ha coinvolto i presenti creando e fornendo tanti spunti di riflessione e, soprattutto, di cambiamento. C’è chi ha auspicato un cambiamento di prospettiva del Codice della Strada (“...diventi il Codice dello Spazio Pubblico”), chi ha fatto notare  incongruenze nella quantità di veicoli motorizzati in circolazione in Italia (“Ci sono 36 milioni di patenti e 60 milioni di targhe; qualcosa non va”), chi ha rimarcato le ripercussioni registrate negli anni del boom automobilistico (“La promessa di indipendenza e libertà data dall’auto negli anni '50 ha avuto conseguenze terribili sulle città” e “L’80% dello spazio pubblico delle città è costituito da strade destinate alle auto”) e chi ha sottolineato  aspetti sociologici (“L’infanzia deve essere messa in condizione di muoversi da sola”), sanitari (“Il 32% degli italiani non pratica alcuno sport”) e ambientali (“Con un Piano di disinquinamento acustico si trova un alleato funzionale alle zone 30”). “La mobilità, o è sostenibile o non è mobilità” e “Chi semina strade raccoglie traffico. Viabilità non è mobilità.”: queste dichiarazioni hanno trovato consenso tra pubblico e partecipanti e  sintetizzano la presa di coscienza emersa da queste tre giornate.

Gli Stati Generali si sono chiusi con l’impegno di presentare al più presto al Ministero per le Infrastrutture e Trasporti il testo integrale e dettagliato della  Carta di Bologna, con le proposte e le priorità segnalate dai tavoli per una nuova concezione di mobilità. Tra gli obiettivi, quelli più immediati riguardano la richiesta che il piano nazionale del Governo per la mobilità urbana prenda spunto dalla Carta di Bologna e abbia al centro un programma di medie e piccole opere diffuse in favore di pedoni, ciclisti e trasporto pubblico, ma anche la richiesta di impegno a riprendere presto l’iter di approvazione della riforma del Codice della Strada attualmente all’esame del Parlamento, nonché l’intenzione di far nascere l’Associazione per la mobilità nuova, che unisca le energie della Rete mobilità nuova e dei Comuni. Appuntamento a Torino per il 2016, per una verifica dei passi intrapresi.

Idice: e adesso?

Dopo il deposito dei ricorsi è in discussione la cancellazione dell’intervento di Idice? No, almeno per ora. Che gli attuatori si rivolgessero al TAR per annullare la delibera che ha cancellato La Colata era cosa certa, d’altra parte parliamo di un intervento del valore di centinaia di milioni di euro contro il costo di un ricorso al tribunale amministrativo che si aggira intorno a qualche decina di migliaia, quindi, per chi si è visto cancellare l’operazione, il gioco vale abbondantemente la candela.

Che succede adesso? Il TAR dovrà pronunciarsi sulla legittimità della delibera decidendo quindi se accogliere o meno i ricorsi e, di conseguenza, se annullare o meno la delibera stessa. Da parte nostra pensiamo che non ci siano, nella maniera più assoluta, motivi per i quali il Tribunale si pronunci in tal senso, anche in ragione degli svariati pareri rilasciati da avvocati specialisti in materia. Si potrebbe dire che pure i costruttori si muovono a seguito di pareri legali; certo, ma torniamo sempre al punto precedente: anche se la possibilità che il ricorso possa essere accolto è molto vicina allo zero, il costo dello stesso è irrisorio rispetto agli interessi in gioco.

Ma se il TAR accogliesse la richiesta  quanto rischia di dover pagare il Comune? Intanto bisogna premettere che la questione, in qualsiasi modo decida il Tribunale, passerà al Consiglio di Stato per l’appello. Anche nel caso in cui il ricorso si chiudesse a favore dei ricorrenti è altamente improbabile che vengano accolte le loro richieste milionarie (sui giornali si parla di cifre superiori ai 400 milioni). Tutt’al più il Tribunale potrebbe annullare la delibera e i terreni potrebbe recuperare i loro indici edificatori: in quel caso il Comune potrebbe essere costretto a rifondere le spese e al pagamento di un indennizzo calcolato per un eventuale ritardo sugli inizi dell’intervento. Ma non dimentichiamo che nel frattempo un costruttore è fallito e un altro non se la passa certamente bene.

Ritengo quest’ipotesi remotissima se non impossibile, prima di tutto perchè il ricorso avrebbe dovuto presentarlo il Consorzio, visto che è con esso che il Comune aveva stipulato il contratto. I costruttori, invece, si sono costituiti individualmente: questo la dice lunga sull'affidabilità e credibilità del Consorzio stesso. Si tratta poi di capire come mai il Consorzio non sia riuscito a trovare le coperture fideiussorie necessarie. Benché una società fosse sull’orlo del fallimento (come poi è successo) gli altri costruttori tranquillamente avrebbero potuto far fronte pro quota alla copertura mancante: in fondo mancavano due milioni su un totale di tredici… Perché allora (come segnalò anche un rappresentante dell’associazione costruttori sulla stampa) il Consorzio non si è fatto carico di coprire la differenza, visto che poteva benissimo farlo? Il Consorzio avrebbe potuto presentare una rimodulazione dell’intervento ridefinendone tempi e quantità. Anche questa possibilità non è stata utilizzata, perchè? Rimane comunque la questione centrale: il Consorzio è inadempiente e l’Amministrazione non poteva certo dare corso ad un contratto con una società che si è dimostrata completamente inaffidabile.

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