Noi Cittadini

l'altro punto di vista

Negli ultimi anni San Lazzaro è stata cementificata a mani basse e come San Lazzaro gran parte dell'Italia in un processo di crescita senza limiti, per questo prima come Volenterosi e adesso come NOI CITTADINI pensiamo che sia una priorità per il bene comune fermare questo scempio frutto non di una necessità reale, ma di una speculazione estranea agli interessi dei cittadini. Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, la sua tutela e salvaguardia risultano subordinate ad interessi finanziari sovente speculativi: un circolo vizioso che, se non interrotto, porterà e al collasso il nostro Comune ed il paese intero, un meccanismo deleterio che permette la svendita di un patrimonio collettivo ed esauribile come il suolo, per finanziare i servizi pubblici ai cittadini (monetizzazione del territorio).
NOI CITTADINI abbiamo denunciato le mire espansionistiche del nuovo PSC ( piano regolatore) in approvazione definitiva in questi mesi e pensiamo che solo con una forte pressione e partecipazione dei cittadini che inizino a interessarsi in prima persona del proprio territorio possiamo bloccare questa inutile e devastante crescita di cemento. Per questo lanciamo una campagna comunale di raccolta firme aderendo al Movimento Nazionale STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO diventandone promotori locali
http://www.stopalconsumoditerritorio.it
qui di seguito pubblichiamo il manifesto su cui raccoglieremo le firme
e sui cui contenuti ci impegneremo come abbiamo fatto fino ad oggi per contrastare il modello di sviluppo abbracciato in pieno anche dalla attuale amministrazione di San Lazzaro di Savena

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IL MANIFESTO NAZIONALE
mercoledì 14 gennaio 2009

L’Italia è un paese meraviglioso. Ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio.Ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio.

Un cancro che avanza ogni giorno, al ritmo di quasi 250 mila ettari all’anno. Dal 1950 ad oggi, un’area grande quanto tutto il nord Italia è stata Seppellita sotto il cemento.
Il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non è più in grado di autoriprodursi è sempre più vicino. Ma nessuno se ne cura. Fertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, sono quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e mostri di asfalto.

Non vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazioni edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e aeroporti, turistici, civili e militari.

Non si può andare avanti così! La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto.
La Terra d’Italia che ci accingiamo a consegnare alle prossime generazioni è malata. Curiamola!


STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO

Movimento di opinione per la difesa del diritto al territorio non cementificato
Manifesto nazionale

Il consumo di territorio nell’ultimo decennio ha assunto proporzioni preoccupanti e una estensione devastante. Negli ultimi vent’anni, il nostro Paese ha cavalcato una urbanizzazione ampia, rapida e violenta. Le aree destinate a edilizia privata, le zone artigianali, commerciali e industriali con relativi svincoli e rotonde si sono moltiplicate ed hanno fatto da traino a nuove grandi opere infrastrutturali (autostrade, tangenziali, alta velocità, ecc.).


Soltanto negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati e/o cementificati. Questo consumo di suolo sovente si è trasformato in puro spreco, con decine di migliaia di capannoni vuoti e case sfitte: suolo sottratto all’agricoltura, terreno che ha cessato di produrre vera ricchezza. La sua cementificazione riscalda il pianeta, pone problemi crescenti al rifornimento delle falde idriche e non reca più alcun beneficio, né sull’occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini.


Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, la sua tutela e salvaguardia risultano subordinate ad interessi finanziari sovente speculativi: un circolo vizioso che, se non interrotto, continuerà a portare al collasso intere zone e regioni urbane. Un meccanismo deleterio che permette la svendita di un patrimonio collettivo ed esauribile come il suolo, per finanziare i servizi pubblici ai cittadini (monetizzazione del territorio).


Tutto ciò porta da una parte allo svuotamento di molti centri storici e dall’altra all’aumento di nuovi residenti in nuovi spazi e nuove attività, che significano a loro volta nuove domande di servizi e così via all’infinito, con effetti alla lunga devastanti. Dando vita a quella che si può definire la “città continua”. Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio e senza anima: una “conurbazione” ormai completa per molte aree del paese.


Ma i legislatori e gli amministratori possono fare scelte diverse, seguire strade alternative? Sì!

Quelle che risiedono in una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e alla cosiddetta “crescita zero”, quelle che portano ad indirizzare il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente.


Il movimento di opinione per lo STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO e i firmatari individuano 6 principali motivi a sostegno della presente campagna nazionale di raccolta firme.
STOP: PERCHÉ?

1. Perché il suolo ancora non cementificato non sia più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali.

2. Perché si cambi strategia nella politica urbanistica: con l’attuale trend in meno di 50 anni buona parte delle zone del Paese rimaste naturali saranno completamente urbanizzate e conurbate.

3. Perché occorre ripristinare un corretto equilibrio tra Uomo ed Ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità (impronta ecologica) che dal punto di vista paesaggistico.

4. Perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile perché il terreno e le piante che vi crescono catturano l’anidride carbonica, per il drenaggio delle acque, per la frescura che rilascia d’estate, per le coltivazioni, ecc.

5. Per senso di responsabilità verso le future generazioni.

6. Per offrire a cittadini, legislatori ed amministratori una traccia su cui lavorare insieme e rendere evidente una via alternativa all’attuale modello di società.
STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO

I seguenti firmatari richiedono una moratoria generale ai piani regolatori e delle lottizzazioni, in attesa che ciascun Comune faccia una precisa “mappatura” di case sfitte e capannoni vuoti.

Sottoscrivono quindi questo manifesto perché si blocchi il consumo di suolo e si costruisca esclusivamente su aree già urbanizzate, salvaguardando il patrimonio storico del Paese.
L'ufficio in affitto: è il co-working

L'ufficio in affitto: è il co-working
L'idea (inglese) importata a Bologna da cinque trentenni
Basta una telefonata per prenotare una scrivania


Si scrive co-working, si legge ufficio su prenotazione. Da condividere con altri professionisti, tutti rigorosamente senza fissa dimora (lavorativa). L’idea è nata in Inghilterra, dove lo stile di vita «co-» è già realtà da qualche anno, per il lavoro, per la casa e anche per la spesa. Perché dove si co-ndivide spesso si risparmia e, in più, ci si arricchisce di altre esperienze. Un gruppo di cinque trentenni bolognesi (addio bamboccioni!) quell’idea l’ha colta al volo e l’ha tradotta in bolognese. E solo dieci giorni fa ha aperto in via Algardi 3 «La Pillola 400», il primo spazio (molto open: 400 metri quadri, appunto) dedicato al co-working sotto le Due Torri.

Dove prima c’era un centro scommesse, ora c’è uno spazio enorme tutto tirato a lucido, arredato con materiali di recupero, arricchito con installazioni artistiche (come le «lavatrici sinfoniche» esposte l’anno scorso in piazza Verdi per l’Ècole del Rusco) e, naturalmente, con le postazioni per il lavoro in condivisione. Dove i professionisti che non hanno uno spazio per lavorare o che sono in città per pochi giorni possono svolgere la propria attività. Basterà una telefonata per prenotare il proprio posto. «In cambio di una quota mensile, settimanale o anche giornaliera — spiega uno dei soci, Ludovico Pensato, 27 anni — noi mettiamo disposizione le postazioni individuali, internet, lo scanner, la stampante, i tavoli tecnici per chi fa grafica e una sala riunioni che ciascuno utilizza come desidera: adesso, per esempio, c’è un ragazzo che la usa per fare i massaggi».

E presto arriverà un tavolone per lavorare a stretto contatto con altre persone, oltre a un super laboratorio sotterraneo. «Il piano sotterraneo — spiega Ilenia Gamberini, 30 anni, che ha trasferito qui l’associazione culturale «La Pillola», da cui il nome della nuova location — diventerà un magazzino delle arti: ci sarà una macchina da cucire per fare costumi di scena, un teatro di posa fotografico, una camera oscura, una postazione per il montaggio video». E chi più ne ha più ne metta. Parola d’ordine: condividere le esperienze, per farne nascere di nuove. Quindi accanto a chi lavora al computer, ci sarà chi cura le installazioni artistiche che animeranno il capannone, chi fa massaggi, chi fa le prove per il suo spettacolo teatrale. Perché nell’open space di via Algardi, a solo qualche centinaia di metri dalla stazione, c’è anche un piccolo palcoscenico che all’occorrenza, nel fine settimana, si trasforma in uno spazio per eventi culturali e serate a tema. Il frutto (variegato) delle cinque anime della Pillola 400. Ilenia è laureata in Storia dell’Arte e ha fondato l’associazione culturale, dove lavorava con Ludovico, Barbara Sarti, 33 anni, è una grafica che, dopo aver avuto una figlia, aveva bisogno di tornare a lavorare insieme ad altre persone, Marco Landini, 35 anni, lavora nel campo dell’edilizia e Mariano Araneo, trentenne di origini argentine, è un architetto-scenografo. Ciascuno ci ha messo un pezzo di sé ed ecco il miracolo. «Vorremmo —spiega Ludovico — che questo diventasse un enorme contenitore di vite, professioni, esperienze». Il primo passo è fatto: le postazioni occupate in pochi giorni sono già 4 (i ragazzi vorrebbero riempirne 20), le richieste più disparate stanno arrivando e sta già nascendo una collaborazione con la facoltà di Agraria per dare il via a un gruppo d’acquisto solidale. Per far conoscere il biologico ai co-workers e per usare prodotti alternativi per il bar del mega-ufficio flessibile. «Perché la nostra è una filosofia della condivisione e del recupero: vorremmo fosse adottata anche dai bolognesi». Forza e co-raggio.

Daniela Corneo
daniela.corneo@rcs.it
Corriere della Sera - 25 marzo 2009 (ultima modifica: 26 marzo 2009)
Una buona notizia, forse, anche Romano Prodi si schiera in difesa del territorio in una lettera pubblicata sul Messaggero denuncia la cementificazione selvaggia in questo passaggio in particolare sembra di leggere uno dei nostri interventi in materia "Non solo le periferie sono quasi ovunque in uno stato avvilente, ma tutte le nostre pianure, la fascia pedemontana delle Alpi e degli Appennini e migliaia di chilometri delle nostre coste hanno perso la loro identità e la possibilità di offrire condizioni di vita decente ai loro abitanti.
Non parliamo della crescita inarrestabile delle aree industriali che continuano ad espandersi nonostante il grande numero di capannoni mai utilizzati o abbandonati a causa della crisi o delle mutate caratteristiche delle strutture produttive. Non parliamo nemmeno del danno all’agricoltura per effetto di un’urbanizzazione che non tiene in minimo conto le vocazioni del suolo.
L’azione combinata di speculazione e incultura, rafforzata ed esaltata dalla forza del bulldozer, stanno veramente ferendo a morte l’Italia. Ci vorranno secoli per rimediare, ammesso che sia possibile."

Anche se una qualche giustificazione la trova "Sono cioè gli stessi comuni che, in molti casi, sono obbligati a reperire una parte sostanziosa delle proprie entrate attraverso una politica di urbanizzazione forzata e molto spesso inutile. Per tenere aperto l’asilo nido sono costretti a moltiplicare le concessioni edilizie." , ma sul fatto che i comuni siano "obbligati" a reperire fondi dalle concessioni edilizie ho qualche dubbio, gli esempi non mancano, ad esempio quando Macciantelli denuncia la mancanza di 600.000€ di trasferimenti dello stato e contemporaneamente stanzia 600.000€ per il rifacimento di un palchetto all'aperto utilizzato si e no 10 volte l'anno. Oppure quando, come nell'anno 2008, si spendono circa 900.000€ in incarichi professionali nonostante un organico di oltre duecento dipendenti (ricordo che S.Lazzaro ha 30.000 abitanti).
L'elenco potrebbe continuare, e comunque il risparmio delle risorse è la starda da seguire perchè in fondo una amministrazione che spreca risorse non può far altro che sprecare il territorio.
Sei nuovi parchi a Bologna

Se son rose fioriranno.
Bologna non è certo esente (specie in passato) dal fenomeno del consumo del territorio, però sembra volerlo controbilanciare con questi nuovi progetti (v. allegato). A San Lazzaro avevano avuto un'idea simile con l'ex-cava trasformata in parco (Spinelli), salvo poi rimangiarsene una fetta significativa per un plesso scolastico che - benché necessario - sarebbe stato più strategico posizionare nella zona di Mediateca, scuola superiore ITIS e PalaSavena.
Allegati:

Non lasciamo cadere l'attenzione su questo argomento, c'è tutto un mondo di intellettuali e di esperti che sempre più spesso pubblica contributi per far capire come  non si tratti di percezioni individuali o di gruppi ristretti. Molto interessante ed intenso questo articolo recentissimo  Ricerca ISPRA_commento ai dati . Allego anche il comunicato ufficiale dell'ISPRA, alla abse dell'articolo, che trova moltissime altre citazioni. E colpisce come sia evidenziato che non ci possa essere giustificazione con gli incrementi demografici, quindi gli spostamenti sul territorio  si lasciano alle spalle un bel mucchio di alloggi vuoti. Che attendono  di essere recuperati ...l'unico futuro possibile per non essere devastati dal degrado.

Allegati:

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Forum Italiano dei Movimenti Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori

Sabato 29 Ottobre abbiamo dato vita formalmente ad un nuovo importante soggetto nazionale: il Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio e al contemporaneo avvio della nuova campagna nazionale "Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori".

Il resoconto della giornata su questo link

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